L’antico palmento, detto Portico di Papapiccolo, situato nelle adiacenze di Piazza Capitaneo a Palese, continua ad essere “violentato” dall’immondizia e dai rifiuti che vergognosamente lo ricoprono, per colpa di gente incivile che lo scambia per una pubblica discarica.
L’unica novità di rilievo, in peggio, è la sua trasformazione in pubblico orinatoio e chi ci passa da vicino non può non avvertire lo strano olezzo che da quel luogo si propaga tutto intorno.
Le innumerevoli denunce fatte nel tempo da singoli cittadini e da alcune associazioni locali, come Polis e Centro Studi Tradizioni Palesine, hanno avuto il merito di tenere alto il livello di attenzione sul degrado della struttura. Invece, l’attuale consiglio della Prima Circoscrizione, non sembra interessarsi più di tanto al problema: è più importante, dicono alcuni cittadini, l’area pedonale sul lungomare di Santo Spirito, oppure la discussione sulla realizzazione di un piccolo tratto di pista ciclabile, un’opera che i cittadini vorrebbero ben più ampia, al fine di coinvolgere tutto il territorio circoscrizionale.
Il vero problema da risolvere per il Portico di Papapiccolo, è la sua conservazione. Infatti si tratta di un monumento storico-culturale che, insieme ad uno similare a Molfetta, è unico nel suo genere da un punto di vista architettonico almeno in Puglia. La sua conservazione, per molti cittadini, dovrebbe essere garantita indipendentemente dalla sua proprietà, privata o pubblica che sia. Le attuali leggi obbligano, anche attraverso incentivi statali, i proprietari privati a tutelare i beni culturali. Infatti alcuni decreti sulla tutela dei beni culturali, obbligano i proprietari o possessori di beni culturali alla loro conservazione. Ad esempio, il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, che comprende il “Codice dei beni culturali e del paesaggio", e la legge 6 luglio 2002, n. 137, in particolare l’art.12 e l’art.10 comma 4, dispongono che tra i beni culturali da salvaguardare vi sono anche le tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell'economia rurale tradizionale. Il palmento di Palese rientra in questi parametri.
Da questo decreto emergono delle incombenze da parte della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio per la Puglia. Per questo i cittadini invitano i responsabili di questo organismo ad adoperarsi per avviare le procedure previste per il riconoscimento ufficiale di bene storico-culturale del portico.
Ad onor del vero la proposta di salvaguardia del Palmento dovrebbe essere un’iniziativa originata in primis dalla Circoscrizione, fatta propria dal Comune e quindi inviata per competenza alla sovraintendenza. Dopo il riconoscimento ufficiale spetterà al Comune ed alla Circoscrizione rivalutare l’area e procedere alla messa in opera di tutte le misure di conservazione del manufatto per restituirlo nella sua bellezza architettonica alla cittadinanza di Palese innanzitutto, ma anche alla Puglia.
Ma tutto questo per ora non è accaduto, e non ha trovato la necessaria sensibilità nelle attuali istituzioni locali. Ma, come in tutte le cose, c’è sempre qualcuno che, nel silenzio assordante, si è mostrato sensibile a tale problematica . Nel vecchio consiglio di Circoscrizione ci fu un’iniziativa del Vice Presidente Vito Di Cillo, a salvaguardia del monumento che ottenne l’impegno della Domus Optima, un’impresa che realizzerà in zona una lottizzazione.
Con una lettera ufficiale, l'impresa comunicò che avrebbe donato alla comunità di Palese il portico e il suolo su cui sorge, perché fosse fruibile al pubblico e tornasse ad essere un simbolo della ex frazione. L'impresa attendeva solo l'approvazione del piano di lottizzazione, che ora è arrivata. I cittadini a questo punto invitano i rappresentanti circoscrizionali a vigilare almeno su questo, affinché questo impegno scritto dell’Impresa edile sul dono del palmento alla comunità palesina venga assolto pienamente.