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San Nicola: il corteo dei “Ni”

Antonella Ardito
Bandito ogni orpello, il Corteo della Caravella ondeggia tra buone idee ma una resa un pò povera
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Tanta gente, tantissimi pellegrini giunti dall’entroterra napoletano soprattutto ma anche i baresi, che a frotte si sono accalcati per ammirare il Corteo Storico edizione 2006 nato dalla triplice alleanza Colajemma, Minelli, Mongelli: buona la partenza dal Castello, in piena atmosfera medievale, come volevano i registi, non bene la sfilata su Corso Vittorio Emanuele, troppo illuminato, suggestivo l’atto della traslazione delle ossa del Santo nei pressi del Circolo Barion, nonostante Mongelli avesse perso l’abate Elia, richiamato via radio dai responsabili di quadro.

Questi quadri, un pò stile Miracle playes dell’Inghilterra medievale, raccontavano su cinque palchi disposti nei pressi del castello, in Piazza Prefettura e del Ferrarese, N’derre a la lanze e in Piazza San Nicola, vari momenti della traslazione delle ossa del Santo da Myra a Bari: attori professionisti come Lia Cellamare, una delle donne baresi in attesa del rientro dei marinai, o Nico Salatino, che accompagnati da altre comparse hanno cercato di elevare la cifra teatrale del corteo senza riuscirci.

Un corte riuscito solo a metà: vero che i 150.000 euro a disposizione non permettevano le fantasmagorie alla Festi, ma dei 573 figuranti molti non avevano ben compreso il senso di una sfilata in corteo, che va ben oltre il salutare ad ogni piè sospinto amici e parenti.
Si può camminare anche con un sacco addosso ma chi sfila per San Nicola non deve ridere e scherzare e camminare come se stesse passeggiando per strada per fatti suoi: è un momento di giubilo ma un barese che ha l’onore di sfilare nel giorno della festa patronale per il Santo della sua città ha il dovere di essere serio e non di cadere nello sfottò invidioso degli spettatori maligni.

L’idea suggestiva delle luci spente è riuscita solo N’derre a la lanz, dove il profumo dell’incenso e del mare si sono mixati in maniera speciale, ma i lampioni su Corso Cavour e Vittorio Emanule, anche per motivi di sicurezza, son rimasti accesi.

La critica bisogna farla a questo corteo: l’idea di farne qualcosa dei baresi, come auspicato dall’Assessore alle Culture del Comune di Bari Laforgia nella brochure informativa distribuita nei pressi del castello, è giusta e sacrosanta, ma queste occasioni sono uno specchio per la città verso l’esterno, nel segno di uno dei suoi simboli più importanti, San Nicola.

Ci vuole più cura e non credo che servano più soldi, ma maggiore attenzione nelle scelte, dei figuranti e anche del servizio d’ordine, perché giacca e cravatta nel 1087 all’epoca del ratto in Turchia non erano di moda.

Concludiamo con un commento, strappato a due attori baresi di grande bravura, Nietta Tempesta e Vito Signorile, colti dalla cronista sulla salita di Miramare……"Na ma sci a mangià u’ panin?" (Andiamo a mangiare qualcosa che mi sto annoiando?). Sarà perchè erano stati eslcusi dai vetiincrociati che da sempre travagliano il "teatro" a Bari?

lunedì 8 Maggio 2006

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