Che strana sensazione oggi, dover commentare le elezioni più strane dell’intera storia della Repubblica Italiana. La sensazione di aver voltato pagina, e non solo perchè, nei numeri e non solo negli auspicii degli uni e nei timori degli altri, la maggioranza che governerà il paese (o che cercherà di farlo) è cambiata. Ma anche perchè questa legge elettorale sciagurata ha davvero reciso a metà il paese, facendoci ricordare l’aneddoto di Salomone che per dirimere una faccenda fra due madri che rivendicavano un unico infante, decide ( senza poi farlo) di tagliarlo a metà a fil di spada per accontentare le due. Salvo poi a darlo intero alla madre che, pur di non uccidere l’innocente, aveva rinunciato a lui.
Non vi è comunque dubbio che a provocare questa netta contrapposizione sia stata la nuova legge elettorale che ha mescolato un sistema proporzionale puro (con le eccezioni del Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta) ai premi di maggioranza "eclettici" e alle soglie di sbarramento "differenziate". Una trappola micidiale, giustamente definita signorilmente "porcata" da uno dei suoi autori e che ha prodotto i suoi devastanti effetti al meglio delle sue potenzialità.
Se è vero, come accusavano da sinistra, che la destra se l’era fatta a suo uso e consumo, be’ dobbiamo riconoscere che la ciambella è riuscita malissimo. Ma non ha prodotto in ogni caso nemmeno vantaggi per la parte avversa, che oggi è chiamata a governare con una maggioranza vera alla Camera ed una maggioranza di appena tre senatori a Palazzo Madama.
E questo solo dopo il lunghissimo e farraginoso spoglio di un’altra delle novità introdotte dal governo Berlusconi, il voto degli italiani all’estero, che si è rivelato non serbatoio della destra ma sorprendente fonte di voti e consensi per la sinistra.
Secondo noi è dunque a causa di questi meccanismi perversi che oggi abbiamo tutti la sensazione di vivere in due Italie separate, contrapposte e diversissime. Due Italie che continuano, ahimè, a guardarsi male e a demonizzarsi vicendevolmente, rendendo vano ogni tentativo di anche solo ipotizzare una Grande Coalizione alla tedesca. Due Italie che paradossalmente hanno sia i numeri per governare che per stare all’opposizione ma che devono affrontare una serie di appuntamenti legislativi ed istituzionali (primo fra tutti l’elezione del Capo dello Stato) per i quali è necessaria una larghissima convergenza.
La legge elettorale obbliga i partiti coalizzati a restare tali, per cui non sono possibili sposamentidi fronte o "ribaltoni", come obbliga Prodi a restare a capo della sua coalizione. Ma questo non significa affatto che Ciampi sia tenuto ad affidare a Prodi l’incarico di formare un nuovo governo, in quanto non sono cambiate le prassi e le modalità costituzionali per la formazione dell’esecutivo.
D’altro canto, non si vede chi potrebbe ricevere con successo quest’incarico perchè non sarebbe possibile "staccare" dalle proprie coalizioni i singoli partiti e formare una sorta di maggioranza bipartisan. Il centro sinistra è dunque obbligato a governare, a garantire l’elezione del nuovo capo dello Stato, il DPF ( la finanziaria) e comunque una serie di riforme strutturali che garantiscano una ripresa economica vera al paese, al di là della propaganda degli ex governanti e della demonizzazione degli ex oppositori.
Non sarà facile, e questo è addirittura banale da dire. Sarà ancora più difficile se dal paese non verrà un segnale preciso a chi è stato appena eletto, un segnale che colga ed amplifichi il senso della straordinaria partecipazione al voto (percentuali davvero alte): una vox populi articolata, precisa, puntuale e presente. La democrazia in piena espressione, un vero colpo d’ali di un paese che sembrava narcotizzato dalla peggior campagna elettorale di tutti i tempi e che, invece, si è come sempre mostrato migliore dei suoi analisti. E dei suoi detrattori.