Attualità

Bari e i Cinesi: una convivenza destinata a durare

Izabela U. Wincewicz
Lavorano tantissimo e si integrano poco. Ma i loro figli sono "dei nostri" e lo saranno sempre di più
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Il fenomeno dell’immigrazione cinese in Italia non è, come si crede comunemente, un evento recente. Dal 1920 iniziano ad apparire le prime prove dell’insediamento cinese in Italia. Si trattava dei Cinesi arrivati non direttamente dall’Asia, ma dagli altri paesi europei, che si stabilivano innanzi tutto a Milano, poi anche a Bologna, Firenze e Roma. Tuttavia, soltanto verso la metà degli anni Ottanta, quando il grande stato asiatico incomincia a proseguire la via delle riforme e si apre verso il mondo esterno, hanno avuto luogo le prime migrazioni di massa. Dagli anni Novanta in poi, tutto il continente europeo diventa un gran territorio di conquista economica per i migranti cinesi.
Nell’Europa Meridionale, l’Italia è il paese preferito per i nuovi arrivati dalla Cina, grazie alle varie sanatorie e ampie opportunità di impiego. L’economia etnica con la produzione di confezioni in conto terzi, maglieria, scarpe, articoli in pelle, dove i datori di lavoro e operai possiedono la stessa nazionalità, sono i settori più rilevanti occupati dalla mano d’opera cinese. Nelle zone di provenienza della maggior parte dei Cinesi venuti in Italia, la migrazione veniva proposta come una occasione di affermazione individuale e familiare e per questo è stata accolta così bene e prontamente dalla società.
Una gran presenza della comunità cinese nelle città italiane è facilmente percepita da ognuno di noi. Chi non è stato, almeno una volta, in un ristorante cinese o non è entrato in un negozio cinese ? Quanti di noi non sanno, che cosa sono gli involtini primavera o gli spaghetti di riso alla piastra ? Camminando lungo le nostre strade, è difficile non notare i lampioni rossi all’entrata dei negozi cinesi. Passando vicino alle scuole, comunemente si vede, accanto ai ragazzi italiani, anche quelli di origine cinese. Si tratta di segni tangibili della numerosa presenza cinese nel territorio italiano.
Tuttavia, ci sono degli spazi dove è molto difficile registrare questa presenza: i ristoranti, i pub, i gruppi di ragazzi radunati per strada, fuori dell’orario scolastico, nei caffè, etc. Dove trascorrono i Cinesi – ormai nostri vicini, il tempo libero ? (e poi – c’è l’hanno tempo libero… ?) Come sono gli adolescenti cinesi che frequentano le scuole italiane ? – simili ai ragazzi italiani rumorosi e disordinati ? In quale modo le scuole, gli insegnanti affrontano la realtà multietnica dei tempi
recenti ?
In quasi tutte le scuole baresi, ci sono dei bambini cinesi. Molti di loro sono nati in Italia, anche se raramente vivono nelle città dove sono venuti al mondo (la mobilità sul territorio della società cinese è sempre stata molto accentuata). In una delle scuole elementari del Centro, visitata da me, i bambini cinesi sono presenti ormai da diversi anni, insieme agli alunni di altre nazionalità (prevalentemente da  Mauritius e dall’Albania). La preside della scuola, conferma un’ alta trasferibilità dei Cinesi: ad esempio, quest’ anno, due sono andati via, ma altri due si sono iscritti. Nella scuola in questione, dal 2000 esiste una mediatrice culturale con uno scopo preciso di accoglienza degli studenti stranieri e potenziamento dell’apprendimento. 

Voluta fortemente dalla direttrice, è molto utile agli insegnanti e ai bambini: fornisce il materiale didattico (ultimamente, alle classi miste italo-cinesi, che imparavano i nomi delle stagioni e il calendario in generale, ha portato dei libri bilingue per far conoscere ai ragazzini italiani anche i nomi cinesi e nello stesso tempo, avvicinare il mondo linguistico cinese), svolge i corsi specifici di scambio culturale indirizzato sia agli italiani, che agli stranieri, organizza le lezioni della lingua italiana, anche agli adulti (i genitori). Il suo lavoro è molto apprezzato   dagli operatori didattici. Tuttavia, la direttrice nota la differenza di integrazione tra i bambini provenienti dalla Cina e quelli  degli altri stati. Parla di una cultura molto diversa e delle difficoltà linguistiche che ostacolano fortemente un buon inserimento sociale. Difficilmente i bambini cinesi, anche se direttamente invitati, vanno alle feste di compleanno di altri ragazzi; non si frequentano fuori dall’orario scolastico. Mi racconta una storia accaduta l’anno scorso: la scuola organizzò un programma speciale di integrazione: un gruppo di ragazzi italiani e stranieri si incontrava dopo la scuola, creando insieme un cartone animato. Il bambino cinese, non ha voluto partecipare, ma dopo una certa insistenza della direttrice, ha deciso di rimanere anche lui con gli altri. Verso la fine del programma, alle domande della preside se gli è piaciuto, ha risposto di no, che avrebbe preferito stare con gli altri bambini cinesi e che se é andato lo ha fatto perché glielo lo ha chiesto lei. Il fatto curioso è che nell’orario dell’attività, il ragazzo normalmente rimaneva a casa da solo… Tuttavia, le insegnanti delle prime classi, che hanno degli alunni cinesi parlano di una buona integrazione e dei buoni rapporti con i ragazzi italiani, anche in presenza dei genitori che non conoscono la lingua italiana. Pongono l’accento su una fondamentale importanza dei mediatori culturali e dei programmi di accoglienza ripartiti dal CRIT (Centro Risorse Interculturali Territoriale). Notano, però, una caratteristica riguardante i piccoli cinesi – sono molto remissivi: non discutono mai con l’insegnante, subito esaudiscono la richiesta a loro rivolta, anche in mezzo ai giochi e al divertimento. È difficile dire quale sia la causa di un comportamento del genere: timidezza, insicurezza in un ambiente comunque staccato da quello familiare o una mentalità diversa ?
I ragazzi cinesi, trovati da me in altre scuole: medie, superiori vengono principalmente descritti come ben integrati  (sia quelli nati in Italia, che in Cina) e bravi nelle materie scientifiche (anche chi frequenta la scuola senza una buona conoscenza della lingua italiana). Gli insegnanti non hanno nessun motivo  per lamentarsi del loro comportamento, ma sottolineano un rapporto molto scarso con i genitori che non partecipano quasi mai alle riunioni e, a differenza dei genitori di altri ragazzi stranieri – non frequentano i corsi di lingua organizzati dalle scuole. Le difficoltà linguistiche sembrano essere un serio ostacolo nelle relazioni tra la scuola e la famiglia cinese.
Perché gli adulti cinesi non sono disponibili a partecipare alle lezioni di italiano ? – forse perché lavorano tanto ? Sì, sicuramente anche per questo: le persone con le quali ho parlato, di diverse età, ripetono che il lavoro occupa la maggior parte del giorno, ma nello stesso momento, dicono anche, che la “lingua italiana non è difficile; che la si può imparare anche senza studiare, al contrario della lingua cinese”. I bambini cinesi nati in Italia, frequentano i corsi della loro lingua di origine – un fatto doveroso per le  famiglie cinesi. Molti pensano di ritornare in Cina a distanza di qualche anno, parlando con fierezza degli ultimi cambiamenti economici, del paese che sempre di più inizia ad offrire diverse possibilità di sviluppo ai propri cittadini. I genitori sono convinti che anche per i loro bambini, nati in Italia, la prospettiva di ritornare in patria sia accolta molto volontariamente, senza i minimi dubbi.
Secondo le stime degli stessi Cinesi, a Bari la loro popolazione ammonta a circa 1000 persone. Ci sono molte famiglie, raramente singole persone. Non hanno l’abitudine di frequentarsi. Il tempo libero lo trascorrono principalmente a casa, con la famiglia più stretta, magari guardando la televisione. Alla mia domanda, perché non si incontrano con altre famiglie, un mio interlocutore mi ha risposto che “non è una cosa molto gradita andare a trovare un’altra famiglia, magari in un altro ristorante”. Non ha saputo spiegare bene perché. Chiedendo delle amicizie italiane, subito ha confermato di avere tanti amici italiani, ma il rapporto non oltrepassa un saluto per strada. Parlando anche con altri adulti cinesi, ho avuto l’impressione che la nostra abitudine generica di incontrarsi per “fare due chiacchiere” lì è abbastanza lontana. Molti hanno parlato della cucina cinese come una delle migliori al mondo, non menzionando quella italiana (giusto qualcuno, alla mia precisa domanda, ha ammesso di non preferirla; sembra che anche la pizza cinese sia gradita di più).
Ci sono stati dei temi, dove era difficile ottenere una risposta esaustiva, ma soprattutto sincera: l’intolleranza e il rapporto con le varie procedure burocratiche. Chiedendo di queste due cose, sentivo sempre la stessa opinione: “nessun caso di intolleranza” e “positivo incontro con la burocrazia italiana” (da ex extracomunitaria, posso dire che è difficile ammettere la veridicità di questo ultimo fatto, soprattutto per quanto riguarda le relazioni con la Questura e le sue procedure). In ogni caso, non ho avuto l’impressione di sentire un’opinione onesta… Una cosa è certa – in tutti i colloqui da me  eseguiti, non ho sentito quasi nessuna critica rivolta a Bari, all’Italia, agli Italiani, al clima italiano, etc. Mhm, chi sa – forse veramente l’Italia sia la Terra Perfetta per la società cinese…(?) A me è sembrato piuttosto, che i miei interlocutori non abbiano molta dimestichezza con la facoltà di critica generale, specialmente parlando con le persone sconosciute.
È difficile dire come veramente procede l’integrazione dei migranti cinesi nella nostra società: apparentemente siamo abituati a relazionarci con i Cinesi – li incontriamo intorno a noi quotidianamente, ma nello stesso tempo sappiamo così poco di loro. Probabilmente molti dei migranti cinesi non aiutano ad entrare nella loro sfera di intimità, magari l’ostacolo sta proprio nella loro cultura, così come la concepiamo noi, ma sicuramente vale la pena sforzarsi. Le nostre società sono diventate multietniche – lo possiamo notare ogni giorno, uscendo per strada, per poter vivere bene dobbiamo trovare il modo di capirsi, di trovare la strada giusta tra varie culture. L’integrazione come processo dell’integrare (dizionario della lingua italiana) significa: “cercare di inserirsi in un ambiente, in un certo tipo di società, adattandosi ad esso”, ma forse ormai dovrebbe essere concepito come un processo reciproco, che coinvolge entrambe le parti, non solo la società ospite. Anche la collettività ospitante ha bisogno di integrazione nella nuova società multietnica del mondo contemporaneo.

martedì 4 Aprile 2006

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