Attualità

Punta Perotti : ricostruiamo la vicenda

Christian Montanaro
A circa 96 ore dal crollo, ripercorriamo le principali tappe giudiziarie della querelle giudiziaria
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Il prossimo potrebbe essere ricordato negli anni a venire come il  famoso “2 aprile barese”. Dopo dieci anni, infatti, salvo clamorose sorprese, i celebri fabbricati di “Punta Perotti” dovrebbero essere demoliti. Il condizionale è d’obbligo, perché la “Salvatore Matarrese S.p.A.”, tramite i propri legali, in queste ore le sta tentando tutte per evitare che ciò accada. Ma, comunque vada, quella del 2 aprile rappresenterà come detto una tappa storica di quella che è stata la più tormentata telenovela barese degli ultimi anni.

In questo articolo è nostra intenzione, per coloro che non conoscessero la vicenda o avessero seguito solamente le sue ultime fasi, operare un riepilogo dei fatti, come si sono sviluppati sin dal
lontano 1996. In quell’anno i Pubblici Ministeri ( vale a dire gli organi istituzionali dell’accusa in un processo penale) Roberto Rossi e Ciro Angelillis avviarono una indagine sugli edifici in questione, ritenendo che la costruzione di questi ultimi avesse violato una delle norme principali della cosiddetta “Legge Galasso”, e precisamente quella prevista dalla legislazione sull’ambiente che vieta di costruire a meno di 300 metri dalla linea di costa. A questo scopo, nel marzo ’97, chiesero e ottennero dal Giudice per le indagini preliminari (ovverosia il giudice che decide in ordine alle controversie penali attinenti esclusivamente alla fase delle indagini preliminari alla instaurazione del processo vero e proprio) il sequestro preventivo dei tre palazzi
incriminati, ma sulla contestazione della casa costruttrice la Corte di Cassazione (cioè il massimo organo giudicante) annullò il suddetto sequestro, ritenendolo infondato, giudicando la costruzione dei fabbricati essere avvenuta nel rispetto della legge.

Senonchè, il 10 febbraio 1999, il Giudice per l’udienza preliminare, dott.ssa Mitola, assolse i costruttori ed i progettisti dei fabbricati “perché il fatto non costituiva reato”, ordinando però la confisca degli immobili (cioè la espropriazione) ed il loro immediato trasferimento nel patrimonio del Comune. La restituzione degli immobili ai costruttori fu disposta non molto tempo dopo dalla I sez. penale della Corte di Appello (l’organo giudicante di II grado, che giudica sulla sentenza emessa in I grado e che può confermarla o riformarla). La sentenza di tale Corte non fu condivisa dal Procuratore Generale Di Bitonto che presentò tempestivamente ricorso in Cassazione. Il suo ricorso fu accolto e la Suprema Corte annullò il verdetto scaturito in grado di appello, confermando definitivamente la confisca dei fabbricati.

Intelligentemente, il Comune provvide subito a trascrivere la confisca, diventando così legittimamente proprietario di Punta Perotti. Tale notizia, come è ovvio, non fu accolta positivamente dai costruttori, che dapprima chiesero, con “incidenti di esecuzione”, la  restituzione dei palazzi (senza esito) e subito dopo promossero il pignoramento (è l’atto con cui inizia l’espropriazione di un bene e consiste in una ingiunzione che l’Ufficiale Giudiziario fa al debitore di non disfarsi dei beni in oggetto, allo scopo di vincolarli e far sì che il debitore non se ne privi volontariamente) di due dei tre palazzi in questione, sulla base di una vecchia ipoteca di sei milioni e mezzo di euro vantata dalla Salvatore Matarrese S.p.A.

A questo punto scatta la “vexata quaestio” sulla quale ancora si discute e che ha fatto sostenere a gran voce fino a qualche giorno fa dall’Avv. Di Terlizzi, legale dei costruttori, la impossibilità di  demolire gli anzidetti fabbricati.Essendo stati pignorati, gli edifici diventerebbero a norma di legge  intoccabili. La risposta del Comune è consistita nella loro abusività, che li avrebbe portati, non potendo esistere per legge, a non essere meritevoli di quella tutela giuridica che il pignoramento avrebbe conferito loro.

Si va avanti così, con la “General Smontaggi di Novara” che si aggiudica nell’ottobre 2005 la gara per la demolizione di Punta Perotti. I Matarrese non si arrendono e nel febbraio 2006 ricorrono in
Cassazione contro la decisione riguardante il pignoramento che era stata favorevole al Comune. Per questo motivo il 2 marzo scorso Michele Matarrese si è presentato in Procura e ha chiesto l’apertura di una indagine penale nei confronti del sindaco Michele Emiliano (che a suo dire starebbe commettendo un reato, distruggendo un bene sottoposto a pignoramento) e il sequestro preventivo degli immobili, in attesa della pronuncia della Suprema Corte, giungendo poi, il 24 marzo seguente, a richiedere l’avocazione (respinta ieri, n.d.r) delle indagini (in casi di obiettive situazioni di inerzia del PM, il Procuratore Generale si può sostituire ad esso per garantire l’effettività dell’azione penale, ma sono casi estremamente rari), sostenendo che la Procura di 1°grado non ha fornito le adeguate risposte alla sua richiesta di sequestro.
Questa è la storia, e la affidiamo ai posteri. Resta l’incertezza su cosa accadrà dopo, ma per avere risposta a questo dubbio non resterà che attendere.

Il 2 aprile è prossimo, e vedremo se, assieme a Punta Perotti, le cariche esplosive spazzeranno via le resistenze dei Matarrese, o se, al contrario, ci saranno ancora ulteriori colpi di scena in questa avvincente “soap opera giudiziaria”.

venerdì 31 Marzo 2006

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